lunedì 24 marzo 2008

Prospettive di un delitto

"Prospettive di un delitto"
(Vantage Point)

Regia: Pete Travis

Genere: Thriller
Cast: Dennis Quaid, Matthew Fox, William Hurt, Forest Whitaker, Sigourney Weaver, Edgar Ramirez, Said Taghmaoui, Leonardo Nam
Usa, 2008

Breve Trama: Salamanca, Spagna: il Presidente degli Stati Uniti, durante un importante discorso "pacifista", viene colpito da due colpi di fucile. Seguono le esplosioni di due bombe. L'attentato viene (ri)visto da diverse prospettive e si scopre che...

Recensione: Un film che m'ha colpito al contrario, che m'ha provocato un urlo interiore che poi è diventato esteriore: "Vi prego, quando finisce." Ecco cosa ho urlato dopo un'ora ininterrotta di scene buttate sullo schermo come una pallina in un flipper.

Le riprese: impazzite. Si voleva dare l'effetto di movimento, di perdita del controllo, di confusione. E questo mi sta anche bene, ma ad un certo punto la telecamera fa quello che vuole, va dove vuole, non capisci i punti di vista, perdi il controllo non solo dell'immagine ma anche della vicenda, anche se in realtà non c'è più bisogno di capire nulla solo dopo mezz'ora dall'inizio del film. La camera è portata a mano, poi schizza su un carrello per in inseguire un'auto in corsa, poi si piazza su un tetto e vola in alto sopra la folla, poi torna giù sugli occhi di Dennis Quaid, poi sobbalza, schizza via, si frantuma, si riassembla. Smarrisci i punti di controllo e ti ritrovi con un senso di nausea da visione distorta.

La trama: non so che dire. E' assurdamente messa in piedi con la colla vinilica. Tristemente banale, ripetitiva, patriottica e moralmente corretta. Nella totale confusione, tutto poi torna al suo posto, con la classica visione dell'America vincente, l'America che si rompe ma non si spezza (un po' come nel recente "Io sono leggenda").

Il film parte con tutte le buone intenzioni, e con una bella idea di fondo: mostrare le dinamiche di un delitto (che poi delitto non è) attraverso gli occhi di 8 diversi personaggi. Poi, una dopo l'altra, le visioni di queste pedine in gioco diventano quasi noiose, i dettagli non cambiano molto e si è costretti a rivedere la stessa scena iniziale, quella dell'attentato, per 8 volte consecutive. E non basta: ogni volta che un punto di vista è stato "esplicato", partono delle immagini in rewind che accentuano la banalità della trama stessa riducendo il film a livello di una produzione per cassetta.

La seconda parte del thriller, poi, ci presenta un classico inseguimento americano su strade dall'alto tasso di traffico urbano, in cui l'eroe di turno (un Dennis Quaid che ha solo tratteggiato il carattare del suo personaggio) spinge l'acceleratore, si schianta contro le auto in corsa ma ne esce indenne, quasi pulito, col il cravattino ancora al suo posto, e, dopo essersi rialzato, con tutta la masculinità che ha in corpo, urla un "togliti di mezzo!" al malcapitato autista dell'altro veicolo, come se questo pover'uomo fosse la causa di tutti i suoi mali. Agghiacciante.

Morti tutti i "cattivi", un violino metaforico si spinge sui sopravvissuti, facendo sbattere il film a livelli catacombali, riducendo in polpette ogni aspettativa, mettendo in luce ogni fremito americano e nebulizzando lo stesso genere thriller (ridatemi David Fincher).

Un film che vorrebbe tanto coinvolgere, ma che ti fa quasi odiare la scelta narrativa delle "8 prospettive".

Tra l'altro, ancora mi chiedo che fine abbiamo fatto i due agenti della CIA mandati a rincorrere un fantomatico killer.

Mah.

PS: Bellissima la locandina (che spreco..)

Voto: 4/5



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