sabato 26 gennaio 2008

La Tela di Carlotta

"La tela di Carlotta"
(Charlotte's Web)

Regia: Gary Winick
Genere: Commedia/ Drammatico /Famiglia
Durata: 97min
Interpreti: Dakota Fanning + (voci) Julia Roberts, Oprah Winfrey, Steve Buscemi, Kathy Bates, John Cleese, Thomas Haden Church, Robert Redford

USA, 2006

Trama: Fern è uno dei due unici esseri viventi che vedono nel maialino Wilbur le caratteristiche che ne fanno un’autentica perla nel porcile. Al trasferimento in una nuova fattoria, Wilbur allaccia la seconda profonda amicizia della sua vita con un ragno di nome Carlotta e il loro legame spinge gli altri animali a iniziare a comportarsi come una grande famiglia. Quando per Wilbur giunge il momento di essere trasformato in salsicce, nulla sembra poterlo salvare dal suo triste destino, ma sarà Carlotta a usare la sua ragnatela per convincere il fattore che Wilbur non è un maiale come tutti gli altri e non merita di essere macellato.

Recensione: Premetto che quando un film mi riduce in lacrimoni ha già vinto tutto. Dimentico qualsiasi analisi pseudotecnica dei contenuti, e lascio parlare il valore emozionale di ciò che ho appena visto.
E' stato il caso di "La tela di Carlotta", che ho riguardato piacevolmente a distanza di solo una settimana. Forse perchè sono un po' a corto di sentimenti veri, forse perchè il messaggio è forte e chiaro, forse perchè vorrei sempre poter vivere l'amicizia nella maniera intensa descritta dal film, ma spesso non mi è possibile.
E' un film totalmente sull'amicizia, sul riconoscimento del proprio valore in mezzo agli altri, sulle piccole cose, sui piccoli miracoli di ogni singolo giorno, sulla stima, sull'affetto, sulle promesse, sulle difficoltà dell'accettazione del diverso. E' un film per bambini prima di tutto, per adulti subito dopo, per famiglie successivamente.
C'è sicuramente molto zucchero in questa pellicola, ma è zucchero che fa bene al cuore.
Spontaneità e frasi impeccabili rendono il film poetico e leggero, ma allo stesso modo fa riflettere. Riflettere su come viviamo i rapporti al giorno d'oggi, misurando ormai gesti e parole, e donandoci sempre più col contagocce.
Carlotta è un ragno, nella realtà è un diverso, un imcompreso. Un diverso che vive per suo conto, ma che ha in serbo miracoli splendidi e affascinanti, racchiusi in una tela che già in sè è un miracolo. Willburn è un maiale, destinato a trovare la morte prima dell'arrivo del Natale, ma è un animale dall'animo gentile, e vede aldilà delle cose. Nasce un'amicizia improbabile, come ci racconta lo stesso narratore esterno, ma un'amicizia pura e stupenda: Carlotta promette di aiutare l'amico a sfuggire dal suo destino, e questo suo atteggiamento pian piano fa sciogliere la situazione rigida della fattoria. Gli altri animali si dividono per categorie, interagiscono tra di loro solo con frasi ironiche e frecciatine. "Ma voi siete amici?" chiede Willburn agli altri animali "Ma sì, credo di si, viviamo insieme da una vita." "Non credo che stare in uno stesso posto significhi essere amici". Piccole perle di saggezza dispensate in molti punti del film, che, come ho già detto, è un omaggio alla bellezza dei rapporti "diversi", che poi così diversi non lo sono affatto.
Nel tentativo di salvataggio del piccolo maialino, alla fine tutta la fattoria si ritrova unita, le divisioni si sciolgono e ognuno dà un proprio contributo alla causa. Carlotta tesse la sua tela come una ricamatrice instancabile e riesce a salvare Willburn, che avrà modo di dimostrarle riconoscenza rimettendo in moto "il cerchio della vita" e prendendosi cura dei suoi piccoli.

Tratto da una famosa favola per bambini, il film fa un uso eccellente della telecamera e dell'animazione 3D, che non è mai invasiva. La fotografia è ben curata, e tratteggia un'atmosfera molto bucolica e fiabesca.
Un film per chi si commuove facilmente, per chi ai "rapporti improbabili" ci crede ancora, per chi deve tutto ai piccoli gesti, per chi ha nostalgia dell'infanzia, per chi vuole passare una serata riscoprendo il valore dei piccoli miracoli.
Troppo zucchero? No, ce n'è troppo poco in generale e forse ci siamo abituati così.
Da piccoli era diverso, e alla magia ci si credeva ancora. E la tela di Carlotta non è altro che un prodotto di essa.

Divertentissimi i dialoghi tra gli animali e le scene dei due corvi e del sorcio, che spezzano un po' il ritmo del film dando un po' di "scossa" alla pellicola.
Da sottolineare l'incantevole colonna sonora di Danny Elfman e la canzone finale, "Odinary Miracle", cantata da un'eccezionale Sarah McLachlan, che riassume tutto il significato del film.


Voto: 8.5


Ending Titles "Ordinary Miracle", Sarah McLachlan

venerdì 25 gennaio 2008

Giorni e Nuvole

"Giorni e Nuvole "

Regia: Silvio Soldini
Genere: Drammatico
Cast: Margherita Buy, Antonio Albanese, Giuseppe Battiston, Alba Caterina Rohrwacher, Carla Signoris, Fabio Troiano, Paolo Sassanelli, Arnaldo Ninchi

Italia, Svizzera 2007

Trama: Elsa e Michele sono una coppia colta e benestante con vent’anni di matrimonio alle spalle e una figlia di nome Alice. La loro serenità anche economica ha permesso a Elsa di lasciare il lavoro e coronare un antico sogno: laurearsi in storia dell'arte. Ma improvvisamente la loro vita cambia: Michele le confessa di aver perso il lavoro. Il futuro non si presenta più così tranquillo e prevedibile: svanisce la certezza di poter contare su stabilità e serenità. Gli equilibri che sembravano consolidati rischiano di crollare e di travolgere ogni aspetto della loro vita, persino il rapporto con Alice. Moglie e marito sono costretti ad affrontare la crisi, ognuno a modo suo, contando sulla non comune forza della loro unione. Ma questo basterà a salvarli?

Recensione: "Giorni e Nuvole" è un film che mette alla prova. Sì. Che in diversi momenti fa quasi venir voglia di mollare, di cedere e abbandonarsi a quelle scomode poltroncine di un cinema che non tiene il passo dei confortevoli (e carissimi) multisala, e di dire "è troppo pesante..". E invece vale assolutamente la pena di andare avanti perchè Soldini si rivela anche questa volta una certezza, uno sguardo originale e brillante in una trama in cui i giorni passano lenti e il cielo è sempre grigio e riesce comunque a ritagliare all'interno dei giorni tristi di Elsa e Michele momenti di impagabile e sottile ironia. Ma ne vale la pena anche per la bravura degli attori. Sorprende ad esempio quanto sia bravo Albanese in un ruolo che non ci si aspetterebbe interpretato da lui, così come sorprende la Buy che questa volta non recita la parte della donna fragile, sull'orlo della crisi. Anzi, è la colonna portante di una famiglia che si trascina avanti sempre più faticosamente..e l'unico suo momento di debolezza, un tradimento ormai annunciato, non rimane altro che una delle tante nuvole che passano nei giorni difficili di una nuova, non voluta, vita. L'amore e la stima,in questo film, si rischiano di perdere in altri modi: schiacciando le bottiglie di plastica per la raccolta differenziata, tentando di tappezzare di fiori il salotto della vicina..tirando uno schiaffo ad una figlia che vorrebbe solo essere utile. Gli eventi si susseguono accompagnati da una musica che mette ansia per tutta la durata del film senza che Michele li riesca a controllare o perlomeno assorbire nel meno peggiore dei modi. Questo lo differenzia dal fentastico personaggio della casalinga che sa suonare la fisarmonica di "Pane e Tulipani". Qui, infatti, anche se un pò per caso e un pò per errore, Rosalba sceglie consapevolmente di lasciarsi dietro tutto quello che è stata e di tuffarsi a capofitto nel rischio più assoluto. Michele invece, si ritrova senza volerlo in una realtà che non è la sua, in un mondo del lavoro che chiude le porte a chi non è più giovanissimo, che chiude le porte a chi non sa reinventarsi..che chiude le porte a chi non sceglie di accontentarsi. Eppure non si riesce a provare pena per lui, socio di una società che lo ha fatto fuori, in balia di giornate intere che passano lente e che non riesce a riempire. Lo si ama in ogni caso, come lo ama Elsa che, nonostante tutto, vuole lui al suo fianco, sul pavimento..a guardare il restauro di un affresco che doveva essere opera sua e che invece ha sacrificato al call-center, al posto di segretaria..al trasloco in un appartamento più piccolo. A un marito che proprio non ce la fa a ripartire da zero. Ma alla fine del film, proprio sotto quell'inestimabile dipinto che è sempre stato lì ad aspettare che qualcuno lo aiutasse a tornare a splendere, ci si rende conto che quello zero non c'è mai stato..che a volte si può scoprire che un muro che sembra portante, in realtà non lo è. Che le vere fondamenta non sono altro che l'affetto, l'appoggio, l'amore. Che le nuvole vanno, vengono..ma c'è qualcosa che rimane nascosto dietro un cielo plumbeo, o sotto gli strati del tempo. Ci vogliono solo la costanza e la pazienza di aiutarlo a tornare a splendere. Come l'affresco..


[Voto: 7.5]

mercoledì 23 gennaio 2008

Attore Heath Ledger trovato morto a New York

NEW YORK - Shock nel mondo del cinema: Heath Ledger, uno dei più promettenti attori della nuova generazione e la star de 'I segreti di Brokeback Mountain', è stato trovato morto a New York nell'appartamento dell'attrice Mary Kate Olsen. La polizia sta indagando sulla possibilità di una overdose. Ledger, che aveva 28 anni, avrebbe dovuto tornare sul set per 'The Dark Night', un sequel alla serie di Batman. Aveva recitato anche in 'Monster ball', 'A Knight's Talé e 'The Patriot'.

Il suo utimo ruolo, di cui non era orgoglioso, era stato in 'I'm not There' di Todd Haynes in cui è uno di pool di attori tra cui Cate Blanchett e Richard Gere che interpretano personaggi ispirati a Bob Dylan. Heath Ledger stato trovato morto nell'appartamento di Broome Street a Soho dalla massaggiatrice che era era venuta a trovarlo per un appuntamento. La donna era stata fatta entrare da una cameriera che a sua volta aveva bussato alla porta della camera da letto del giovane attore. Ledger era steso sul letto, nudo e privo di sensi. Le due donne hanno immediatamente chiamato la polizia. Gli agenti non sospettano azioni criminali ma hanno detto di avere trovato pasticche vicine al corpo del giovane.

"Stiamo indagando sulla possibilità di una overdose", ha detto il portavoce della polizia Paul Browne. Mary Kate Olsen, che ha 21 anni ed è famosa come metà di una coppia di due ex bambine prodigio della tv, si trovava in California. Non è chiaro perché Ledger si trovasse in casa sua. Heath Ledger era nato a Perth in Australia e doveva il suo nome, Heathcliffe, al personaggio del romanzo di Emily Bronte Cime Tempestose, amato da sua madre. Il suo ruolo più celebre era stato nel 2005, in 'I segreti di Brokeback Mountain', il film tratto da un racconto di Annie Proulx su due cowboy che si innamorano a dispetto delle convenzioni sociali. Per questa parte Ledger era stato paragonato dai critici a Marlon Brando e Sean Penn ed era stato candidato all'Oscar.

"Magicamente e misteriosamente Ledger sparisce sotto la pelle del suo personaggio", aveva scritto Stephen Holden del New York Times. Sul set de 'I segreti di Brokeback Mountain' Heath Ledger aveva incontrato la sua co-star Michelle Williams e si era innamorato. La love story dei due attori si era svolta sotto i flash dei paparazzi e la coppia aveva avuto una bambina, Matilda Rose, che oggi ha due anni. Heath e Michelle si erano trasferiti a Brooklyn, ma da un anno si erano separati.


“Spero di non avere superato la linea. Almeno ancora non completamente. Sono ancora lì per farlo. Non voglio smettere di trarre ispirazione ed imparare da tutte le persone che incontro e dalle cose che mi circondano. Ogni giorno ci sono piccole cose che – se messe insieme – vanno a comporre un’immagine più grande della mia vita".
Heath Ledger

giovedì 10 gennaio 2008

Little Children

"Little Children"

Regia: Todd Field
Genere: Drammatico
Durata: 130 min
Interpreti: Kate Winslet, Patrick Wilson, Jennifer Connelly, Gregg Edelman, Sadie Goldstein, Ty Simpkins, Jackie Earle Haley, Phyllis Somerville
Colonna sonora: Thomas Newman
USA, 2006

Trama: Il film racconta la storia di coppie sposate e frustrate da partner noiosi, figli viziati e vite prevedibili, che il giorno sembrano famiglie perfette mentre nella notte sono tutt'altro. Sarah è una madre sposata con un marito, Richard, ossessionato con il porno su internet. Todd è un padre casalingo sposato con Kathie, documentarista fissata dal voler fargli riprendere la carriera legale. Mary Ann è una supermamma organizzata con una figlia di 4 anni già con il futuro destinato ad Harvard. E infine Ronnie, un pedofilo uscito dalla prigione che fa ritorno a casa. In questo clima di famiglie disfunzionali, Sarah e Todd iniziano una storia che li riporta all'età dell'adolescenza, in quel periodo di libertà tra le responsabilità dell'infanzia e quelle di essere genitori. (mymovies.it)

Recensione: Comincio dicendo che è assurdo. L'Italia non ha minimamente sfiorato questo film, nè al momento della sua uscita nelle sale americane, nè durante gli Oscar 2007, nè nei mesi successivi. Il film non è neppure stato doppiato nella nostra lingua, come se fosse una produzione di second'ordine. Non entro nel merito dei processi di produzione italiani, dico soltanto che è una vergogna, nel senso vero del termine. Vengono proiettati al cinema film con budget illimitato e trame masticate e rimasticate. Vanzina e company mettono piede nelle sale ogni santo Natale, e, come per magia, fanno milioni a palate. I film importati dall'estero, quelli di un certo peso espressivo, vengono rilegati alle piccole sale d'essai, oppure tenuti in programmazione per una settimana, dieci giorni massimo. Certo, il pubblico forse vuole questo e dei film veramente ben fatti se ne frega, ma per alcuni versi non ne sono poi così tanto sicuro. Ci hanno abituato in questo modo, soprattutto negli ultimi anni.
"Little Children" è mancato alle sale italiane come un grande libro manca nelle librerie di periferia. Non parlo di best-seller, che non sempre sono all'altezza della loro nomina, parlo di quei libri che davvero lasciano un segno, trattenendoti il fiato, catapultandoti per un po' di tempo in un mondo non tuo.
Questo film è esattamente questo. Ti "risucchia" nella sua trama e neppure ti rendi conto che stanno passando più di due ore.

Vicende che non hanno nulla di paranormale. Vite che s'intrecciano nella "suburbia" americana, un p0' quella delle "Desperate Housewives". Con la differenza che in questo film la realtà delle storie narrate la si tocca con mano, e le patinature perfezioniste si sgretolano non con omicidi o fatti inspiegabili, ma con puri riferimenti alla società odierna, così solida e benestante nella facciata, ma in realtà in bilico continuo tra frustrazione e pessimismo.
L'inizio del film mette in risalto quell'aspetto leggero ma pungente di essere madre tra le madri: critiche, asprità, commenti detti sottovoce, diversità. Kate Winslet, con il suo sguardo stanco e un po' sottomesso alla vita che conduce, è perfetta anche stavolta. Perfetta perchè sa mettere in scena con maestria il suo personaggio, annoiato e intriso in una routine fatta di parco giochi e merendine, di chiacchiere sterili e sorrisi ipocriti. Il perfezionismo, essere una madre modello, fare solo ciò che il buon senso dice di fare. Eccole le madri americane, affaccendate a giudicare severamente gli altri, a punire verbalmente i trasgressori, ad elevare le loro doti senza nessun margine di dubbio. Entra poi in scena il personaggio interpretato dal bravissimo Patrick Wilson. Lui conduce una vita da casalingo, non ha mai concluso gli studi di avvocato, e si dedica completamente al piccolo figlio. Di nuovo un "diverso", un uomo che prende il ruolo femminile e lo fa proprio, un uomo che affascina le perfette casalinghe del parco rendendole ancora più pettegole e maliziose.
Ed ecco l'incontro, quasi casuale, tra Kate e Patrick. Si affaccia nei loro volti la trasgressione, la perdita di controllo, la voglia di uscire dagli schemi imposti e autoimposti. Nasce un'amicizia forte e impulsiva; il personaggio di Kate, Sarah, scopre che il marito preferisce masturbarsi davanti al computer piuttosto che darle attenzioni, e per questo motivo, decide di tentare, vuole sentirsi ancora desiderata, vuole mettere in risalto quella sua forte fisicità, e per questo si lascia andare. La passione tra i due viene tenuta a freno, tra sguardi sfiorati e carezze rubate,ma alla fine esplode in una reazione quasi violenta, che porta i due a trasgredire sempre più spesso, mentre la loro vita apparente viene portata avanti tra bugie e paure.

In questo contesto di "distruzione" dei valori americani, bigotti e incapaci di perdonare, si colloca il personaggio di Ronnie, pedofilo appena uscito di prigione, desideroso di una redenzione che mai gli verrà data. Un uomo fragile, curvo su stesso, che vive ancora con l'anziana madre, l'unica ad averlo perdonato ed essere andata oltre gli errori commessi dal figlio. Viene evidenziato il fatto che spesso chi viene condannato non avrà più possibilità di redimersi. Una volta commesso un errore, piccolo o grande esso sia, questo resterà impresso in ogni azione futura, e in questo modo non ci saranno possibilità di riconquistare una dignità umana; quella dignità che tanto reclamiamo con forza in ogni momento della nostra vita. Ronnie vive nelle azioni passate, è incapace di amare, è incapace di muoversi al di fuori delle sue quattro mura, è incapace di credere in qualcosa e per tutto il vicinato lui è "il diavolo". La madre è la sua unica protezione, e lui in fondo non è mai realmente cresciuto, è rimasto in bilico tra la perversione dei suoi atti e la purezza dei suoi modi di fare. Un uomo che è destinato a perire moralmente, la società non sarà mai in grado di riabilitarlo.

Perfezione, moralità, famiglia, perdizione, passione, amore, obblighi, doveri, fragilità, sesso, redenzione. Sono tutte parole che rieccheggiano, alternandosi, per tutta la durata del film. Un film che non vuole essere un insegnamento morale, non vuole fare nessuna predica, non si mette in cattedra. E' un film che tristemente mette in luce la vita così com'è, la vita dietro la facciata. La vita che dà e toglie, la vita che non spicca il volo, la vita che già sta donando ma si è troppo distratti per rendersene conto.
Come sottofondo dell'intero film, il rumore incessante del treno, che diventa quasi una presenza incombente, quasi un disagio, un rombo che si sossegue scandendo il tempo come gli orologi nella casa di Ronnie.

Ho letto da qualche parte che questo è un film che mette in luce come noi vediamo gli altri, come gli altri ci vedono e come noi vediamo noi stessi. Sono assolutamente d'accordo. E' un film che guarda con tanti occhi, che parla con tante bocche e che traspira vita e sudore, sangue e lacrime.

Accosterei questo capolavoro ad "American Beauty", proprio per lo spaccato di vita americana che ci sa offrire.

Candidato a tre Oscar, miglior attrice protagonista per Kate Winslet, grandiosa in ogni minuto del film (è un peccato che non abbia portato a casa la statuetta), miglior attore non protagonista per Jackie Earle Haley, migliore sceneggiatura di Todd Field.

Un capolavoro, a mio parere, con un'ottima colonna sonora dell'insuperabile Thomas Newman (da sempre il mio preferito).

Tralasciando il fatto che l'Italia s'è dimenticata di "Little Children", dal mio punto di vista sono davvero contento di essermelo gustato in lingua originale.


Voto: 10




Le ricamatrici

"Le ricamatrici"
(Brodeuses)

Regia: Eleonore Faucher
Genere: Drammatico
Durata: 88 minuti
Interpreti: Lola Naymark, Ariane Ascaride, Thomas Laroppe, Marie Felix, Arthur Quehen, Jackie Berroyer
Colonna Sonora: Michael Galasso
Francia, 2003

Trama: Decisa a dare in adozione il bambino che aspetta, Claire, 17enne dalle grandi capacità manuali, mantiene segreta la gravidanza. La signora Mélikian, rinomata ricamatrice a cui è appena morto il figlio, accetta di assumerla come apprendista. Tra le due si instaurerà un tenero rapporto di amicizia e complicità, che le aiuterà a ritrovare il senso della vita perduto.

Recensione: I film francesi hanno qualcosa in più, o forse qualcosa in meno. Sanno mettere sullo schermo silenzi e sguardi senza l'uso di artefizi, e sanno essere poetici con ben poco. Questo film è l'esempio della purezza narrativa francese, che a palati meno raffinati può sicuramente risultare noiosa e ritmicamente soporifera. Io l'ho trovato delicato come un ritratto a pastelli, l'ho trovato dolce ma con qualche punta di amarezza; quell'amarezza che la vita ci offre con i suoi tumulti, con i suoi fatti inspiegabili, con le sue paure.

Sono fondamentalmente due gli elementi che più mi hanno colpito. Non la vicenda, che non ha nulla di esaltante, nulla di urlato, nulla di così nuovo o originale, non la sceneggiatura, che è chiaramente molto silenziosa, incastrata tra pochi dialoghi; ma i colori, le tinte e gli sguardi.
Il film gioca tutto sui toni pastello e sembra dipinto su carta. Il verde e il rosso sono i colori predominanti. Il verde della natura, il verde delle porte, il verde dei muri e dei vestiti di Claire, e il rosso dei capelli della protagonista, che risaltano più di ogni altra cosa nell'intero quadro fotografico. Guardare questo film mi ha ricordato vecchi quadri impressionisti francesi. Sussurrati, danzanti, un po' sospesi. Questi colori sono così, e non urlano mai, proprio come il fillm stesso.
Gli sguardi sono intimi, profondi e reali; sono palpabili i sentimenti di ogni personaggio. C'è chi drammaticamente ha perso un figlio e un amico, chi vorrebbe essere capita dalla propria madre e che deve tenere nascosta una forte verità, c'è chi vorrebbe avere la sorella vicina, c'è chi vorrebbe amare di nuovo. E gli sguardi sono lì, si sosseguono senza tregua, parlano e dialogano con la cinepresa senza emettere un suono. Colori e sguardi, una combinazione poetica e ritmica.

Raffinata è la messa in scena di un lavoro antico come il mondo: il ricamo, il cucito. La cinepresa è sapientemente diretta sui particolari delle mani delle donne, sui minuziosi orpelli e sui tragitti del filo, e i ricami divengono quasi palpabili, luminosi, musicali.

E poi c'è l'amicizia, il rapporto femminile di reciproca introspezione, i piccoli gesti che riportano il sorriso, la ricerca del rapporto madre - figlio, il lavoro di squadra. Tutte cose piccole ma sincere, descritte con una purezza raffinata tutta da osservare.

Un bel film, semplice, senza nessuna grande pretesa, ma che nel suo piccolo ti resta dentro.

Da notare l'intensa colonna sonora, firmata da Michael Galasso.


Voto: 8.5


venerdì 4 gennaio 2008

The Holiday


"The Holiday"
Regia: Nancy Meyers
Genere: Commedia romantica
Durata: 138 min
Cast: Kate Winslet, Cameron Diaz, Jack Black, Jude Law, Eli Wallach
Colonna Sonora: Hans Zimmer
USA 2006


Trama: Amanda vive a Los Angeles dove è il capo di una società che realizza trailer cinematografici. La sua vita professionale va a gonfie vele mentre la sfera privata è un disastro per via della sua tendenza a voler avere ad ogni costo il controllo sulle sue emozioni. Dall'altra parte dell'Oceano c'è Iris, una giornalista inglese di cronaca rosa che si innamora sempre delle persone sbagliate finendo per essere vittima dell'amore a causa della sua natura romantica. L'ennesima delusione sentimentale spingerà le due donne, così diverse fra loro, a sentire la necessità di un cambiamento netto. Grazie a un annuncio online decidono di scambiarsi l'abitazione per le vacanze, e a 6000 miglia di distanza da casa riusciranno finalmente a riappropriarsi della propria vita.

Recensione: A distanza di un anno dalla sua uscita, questo film ancora mi piace. Per la sua freschezza nel raccontare un intreccio di vicende amorose, per i colori, per l'atmosfera natalizia e per i paesaggi un po' fiabeschi riproposti con notevole cura. Nancy Meyers a mio parere sà raccontare l'amore, spesso cadendo in qualche luogo comune, ma sempre in una maniera delicata e leggera. Sì, perchè di commedia romantica si parla. E' questo il punto. "The Holiday" è un film che chiaramente si autopresenta in questo modo. Quindi inserendo il dvd nel lettore non ci si può aspettare altro che parole d'amore, delusioni, baci e perchè no, qualche parola sentita e risentita.
Parto dal fatto che la sceneggiatura di questo film, a mio parere, è perfetta. Non una parola fuori posto, non un botta e risposta impreciso. Tutto si sossegue con la più totale disinvoltura, e ci si affeziona rapidamente ai protagonisti. E' chiaro che dal mio punto di vista, l'intreccio amoroso che più preferisco è quello tra Kate Winslet e Jack Black, che dovrebbero essere un po' i "bruttini", gli "sfigati", quelli che in amore non fanno altro che donare se stessi senza ricevere le stesse generose attenzioni. Kate Winslet, però, è tutt'altro che bruttina in questo film. Rappresenta forse una donna normale, una donna che soffre, che in qualche modo si cancella per amore di un uomo. Jack Black, che ha inevitabilmente una mimica facciale che esprime simpatia allo stato puro, è esattamente la versione maschile del personaggio di Kate. Tra di loro è evidente che qualcosa nasce, ma non ci sono scene di baci passionali sotto le coperte, ci sono solo sguardi, comprensioni reciproche, silenzi assensi, sorrisi e piccoli gesti. E tra i due attori è chiara una sorta di chimica, di empatia che rende i loro personaggi ancora più credibili. Poi, ok, io mi ci ritrovo in pieno nel loro modo di vivere l'amore, ma questa è un'altra storia. La Winslet, comunque sia, vince tutto, a mio parere. Grandissima attrice anche in questo film.
Dall'altra parte ci sono Cameron Diaz e Jude Law, i belli e "impossibili". Troppo belli e troppo perfetti fisicamente, ma in fondo alla Meyers glielo concediamo. La loro storia è più passionale ed è evidentemente messa a nudo sotto le coperte più di una volta, ma chi sta alla regia, per fortuna, non mette il piede sull'acceleratore e lascia che il loro rapporto sia sempre mostrato con toni e tinte delicate. E' una coppia che funziona anche in questo caso; le inquadrature giocano facilmente sui loro volti mostrandoci il breve processo che va dall'attrazione all'amore vero e proprio.
Un film di Natale, se vogliamo. Pieno di buoni sentimenti, di piccole - grandi rivincite, di sorprese e sentimenti inattesi.
Ma è anche un film sul cinema. Uno dei personaggi che più m'ha commosso è stato senz'altro quello del vecchio sceneggiatore, Arthur Abbott (interpretato da un ottimo Eli Wallach), che, con la sua visione un po' nostalgica della vecchia Hollywood, ci riconduce ai tempi andati, mettendo in luce un vero e proprio omaggio alle vecchie commedie romantiche degli anni '50. A lui sono affidate alcune delle battute più belle, e, se devo essere sincero, anche alcune delle scene più magiche dell'intero film.
E' un film ironico, sentimentale, di una freschezza impareggiabile.
Da non dimenticare la colonna sonora, di Hans Zimmer, costruita in perfetta sintonia con l'intera trama.
La musica, la scrittura, il cinema. Tutti questi elementi si assemblano e incastrano alla perfezione in questo film.
Chi non ama il romanticismo o non si trova in un momento adatto per affrontare questo tema, troverà il film chiaramente noioso, soltanto perchè analizzato solo dal punto di vista della storia d'amore. Chi invece saprà cogliere la freschezza della vicenda narrata, si dimenticherà del tutto di alcuni elementi scontati che la vicenda utilizza.
Ma in fondo, questo è l'amore. Spesso ha il sapore un po' scontato, ma per alcuni versi è proprio meraviglioso perchè fa rima con tradizione. Da "vecchio" buon romantico, io la penso così.

Voto: 8.5


giovedì 3 gennaio 2008

Neverland

"Neverland"

Titolo Originale: Finding Neverland
Regia: Marc Forster
Genere: Drammatico
Cast: Johnny Depp, Kate Winslet, Julie Christie, Nick Roud, Radha Mitchell, Joe Prospero, Freddie Highmore, Dustin Hoffman

GB, USA, 2004

Trama: J.M. Barrie è un famoso scrittore e drammaturgo londinese che ha però perso la sua ispirazione..La ritroverà per caso passeggiando nei giardini di Kensington dove incontrerà la vedova Llewelyn Davies con i suoi 4 bambini. Ma la vita reale non è quella che Barrie immagina insieme ai suoi nuovi "compagni di giochi", non è Neverland e presto anche l'eterno bambino dovrà fare i conti con una società che non lo comprende e un dolore in agguato..Non prima però di aver dato forma e sostanza al suo personaggio migliore, Peter Pan.

Recensione: Avevo già visto questo film, ma non l'avevo apprezzato abbastanza. Forse non ero nello stato d'animo ideale..ma questa volta l'effetto è stato perfetto: un continuo, lontano nodo alla gola. Perchè se la protagonista di un film tossisce, non è mai per caso..e se quella protagonista poi è la bravissima Kate Winslet affiancata dall'indimenticabile Edward Scissorhands, beh è inevitabile farsi commuovere. Neverland è un film assolutamente equilibrato. Emoziona sì, ma non risulta mai stucchevole. E ciò che emoziona sono sentimenti semplici, sì. Ma mai banali e sempre dalle mille sfaccettature..Le buone intenzioni dello scrittore in crisi Barrie, infatti, si rivelano un'arma a doppio taglio..mentre quella che sembra una figura fin troppo rigida, Mrs Du Maurier, in realtà è una mamma che vuole il bene di sua figlia e dei suoi nipoti e che quando capisce quanto è vero l'affetto che li lega all'eterno bambino Barrie, si arrende all'evidenza. Anche la storia d'amore che non arriva mai e che solo alla fine viene lasciata intendere, non fa altro che aiutare la trama a non cadere in fin troppo facili risvolti. E che dire di quel Peter Pan che non è un bambino mai cresciuto, ma un adulto che non vuole crescere?..incantevoli quelle scene in cui l'immaginazione diventa palpabile, proprio come fanno i bambini quando giocano. Proprio come il piccolo Peter non sa più fare dalla morte del padre. Proprio come Depp riesce ad insegnarglielo di nuovo, solamente amandolo. E, se Micheal, il più piccolo dei 4 fratellini, riesce a correre talmente veloce da far volare l'aquilone..allora forse è vero. Immagina una cosa più forte che puoi..iniziando a crederci, sei già a metà dell'opera.


[Voto: 9]

mercoledì 2 gennaio 2008

L'attimo fuggente

"L'attimo fuggente"

Titolo Originale: Dead Poets Society
Regia: Peter Weir
Genere: Drammatico
Cast: Robin Williams, Robert Sean Leonard, Ethan Hawke Josh, Charles Gale, Hansen Norman Lloyd

USA, 1989

Trama: John Keating, giovane insegnante di letteratura inglese, arriva nel 1959 alla Welton Academy, di cui era stato allievo, dove regnano Onore, Disciplina, Tradizione e ne sconvolge l'ordine imbalsamato insegnando ai ragazzi, attraverso la poesia, la forza creativa della libertà e dell'anticonformismo.


Recensione: Semplicemente meraviglioso. Tutto qua. Senza entrare nel merito della regia, della sceneggiatura, del rischio di potere essere il classico polpettone americano..non mi va di farlo nè tantomeno ne ho la qualifica. Ma quando parlo del cinema come "emozione" che fluisce, intendo questo. Intendo lo sperare ogni volta che il finale sia diverso e invece il colpo di pistola viene sempre sparato e il professor Keating sempre espulso dalla prestigiosissima quanto bigotta e ottusa Welton. Intendo la storia banalissima dello sfigato innamorato della Cheer Leader fidanzata del Quoterbeg, perchè, se raccontata con semplicità e maestria, diventa tenera anche se prettamente U.S.A.!! Insomma intendo dire che di questo film ci si può tranquillamente innamorare..sarà merito di Robin Williams, irrimediabilmente perfetto in ogni ruolo da lui interpretato, oppure della freschezza dei ragazzi; nessuno di loro è ancora un attore professionista e questo lo si avverte nella loro spontaneità..sarà che il "carpe diem" è la filosofia che ognuno di noi vorrebbe far sua e che, almeno per qualche minuto di pellicola, sembra essere facile da realizzarsi..peccato che i conti con la viscida realtà li fa persino Holliwood!..É anche vero che il lieto fine, nella maggior parte dei casi, risulta scontato anche se in fondo in fondo auspicato dallo spettatore dalla lacrimuccia facile..soprattutto in questo caso perchè il gesto disperato del giovane sognatore Neil finisce per essere praticamente inutile. Per fortuna c'è la scena finale che con quel "Capitano, mio capitano" fa aprire i rubinetti a chi ha voglia di farsi commuovere e storcere il naso ai cinici che non sanno emozionarsi. In ogni caso, fa ben sperare..In conclusione, un film visto e stravisto che però, come il "barbarico yeap dello zio Whitman", risuona ancora sopra i tetti del mondo..


[Voto: 8]