mercoledì 26 dicembre 2007

Primavera, estate, autunno, inverno...e ancora primavera



"Primavera, Estate, Autunno, Inverno...e ancora Primavera"
((Bom, yeoreum, gaeul, gyeoul, geurigo, bom)
Regia: Kim Ki-Duk
Genere: Drammatico
Durata: 103 minuti
Cast: Con Oh Yeong-su, Kim Ki-duk, Kim Young-min, Seo Jae-kyeong, Ha Yeo-jin, Kim Jong-ho.
Corea del Sud, Germania 2003

Trama: Un monaco (Oh Young-Su) e il suo giovane discepolo (Seo Jae-Kyung) vivono in una casetta galleggiante situata nel mezzo di un piccolo lago in Corea. In quattro stagioni, più una, il Monaco adulto è l'osservatore dello stato d'animo del giovane cercando di mostrargli la via per "l'illuminazione". Ma la vita, purtroppo, prende il suo corso e l'arrivo di una ragazza scombina i sentimenti del discepolo...


Recensione: La forma della vita vista con gli occhi del pensiero orientale. Il cerchio, il ritorno, la ruota, la ripetizione, l'illuminazione. Questo film è pura poesia buddhista.
Non ci sono cambi repentini di scenografia, l'ambientazione è unica e ricorrente, il luogo sempre lo stesso. Le quattro stagioni della vita, più una. La primavera come nascita, come apprendimento, come giovinezza. L'estate come il calore del corpo, la passione, la trasgressione, la voglia di conoscere nuovi orizzonti. L'autunno come caducità, come peccato, come morte, fatica e dolore. L'inverno come espiazione, come riconquista dei valori, come maturità, come saggezza e ascetismo. E infine di nuovo la primavera, il cerchio si chiude, anzi, si riapre per un nuovo ciclo vitale. La conoscenza passa da una mente all'altra come un soffio di vento sugli fronde degli alberi del lago.
In mezzo tanti piccoli gesti e sguardi, tanta saggezza mai parlata, mai urlata, mai realmente espressa. C'è anche un pizzico di magia orientale; c'è una sorta di ritmo fluttuante, un ritmo cullato da onde impercettibili, c'è una barca che si muove col pensiero, c'è l'acqua che purifica, il ghiaccio che si fa scultura, il legno che graffia e punge come gli errori della vita.
Ogni elemento all'interno di questo percorso visivo ha un significato. Gli animali, che sembrano far parte di una cornice ambientale, portano con sè delle forti simbologie adattabili ai momenti salienti del film; il cane come ingenuità, il pollo come lussuria, il gatto come pigrizia e così via.
Per alcuni aspetti, questo film può essere compreso soltanto conoscendo realmente la religione buddhista, essendone la completa trasposizione ed esemplificazione. Alcuni passaggi, alcuni elementi, alcuni gesti per il nostro tipo di cultura vengono visti e valutati esclusivamente come puri gesti senza senso. Il monaco che usa la coda del gatto come pennello, il gallo che passeggia davanti alla telecamera in determinate scene, le porte senza muri che vanno attraversate lo stesso. Tanti sono gli elementi che in qualche modo passano inosservati ai nostri occhi. Il film diventa così una raffinata cartolina buddhista, da gustare e riguardare, ma anche da studiare. Si possono capire certi passaggi solo documentandosi realmente.
Oppure si può restare delicatamente sospesi tra punti di domanda e misticismo senza risposta, e tenersi dentro ciò che si è compreso. E' un'opera poetica, ricca come un quadro o come un libro dalle tante pagine. Semplici o complicate come la vita, anche qui dipende con quali occhi le si guarda.
C'è, in quest'opera, una forte capacità di raccontare una storia, delle storie, senza bisogno di dialoghi. Il silenzio dell'anima messo a nudo. E c'è un uso sapiente della cinepresa. Fotografia mozzafiato, cartoline di un mondo-non mondo fatto di acqua, di umidità, di tradizione, di ascetismo, di misticismo. Natura e vita, vita e natura.
La vita composta da tante stagioni, la vita che percorre una strada che non finisce col corpo. Va oltre, continua, si ripete, si rigenera.
Un film delicato e purificante, un film colmo di significati raffinati e forte simbolismo spirituale.
Un film silenzioso e minimalista, opposto a tutte le produzione cinematografiche degli ultimi tempi.
Un film fotografico e silenzioso come il tempo.
Da vedere, e non solo.

[Voto: 9]

lunedì 24 dicembre 2007

Have Yourself A Merry Little Christmas!

Auguri di Buon Natale dallo "staff" di Cineteca Emozionale!
Gian, Vale, Gà


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da "It's A Wonderful Life", Frank Capra, 1946

La bussola d'oro

"La bussola d'oro"

Titolo originale: The Golden Compass
Regia: Chris Weitz
Genere: Fantastico
Cast: Dakota Blue Richards, Nicole Kidman, Eva Green, Daniel Craig, Ben Walker, Ian McKellen, Jim Carter, Charlie Rowe

USA, 2007

Trama: La dodicenne Lyra Belacqua vive nel rinomato Jordan College e passa il suo tempo tra lo studio e i giochi con il suo fedele amico Roger. Lyra, sempre accompagnata dal suo daemon (un piccolo animale che rappresenta la sua anima), diventa la protagonista di una grande avventura. Quando il preside della scuola le affida la Bussola d'oro, Lyra diventa il principale obiettivo del Magisterium, una potenza autoritaria contraria al libero arbitrio. Cercando di scappare dall'influenza di Miss Coulter e di ricongiungersi con suo zio, Lord Asriel, Lyra incontra incredibili personaggi: dall'enorme orso corazzato Iorek Byrnison alla misteriosa strega Serafina Pekkala.

Recensione: Prendete un pizzico di "Signore degli Anelli", una cucchiaiata di "Harry Potter", 4 o 5 tazze di "Cronache di Narnia"..ed ecco l'ennesimo Fantasy girato sicuramente bene, questo sì, ma povero di inventiva. D'altro canto però, è Natale..e che male può esserci nel farci trascinare dentro le avventure della piccola Layra e di quello che diventerà il suo inseparabile amico, il graficamente splendido Orso Polare Iorek Byrninson..tanto di cappello alle scene di lotta tra gli orsi, spettacolari. E, dico la verità, se mi avessero fatto morire quella cosa morbidosa, io sarei scoppiata in lacrime!!..Trovata degna di nota quella del "Daemon", l'anima dalle sembianze animali che sta sempre a fianco di ogni essere umano..viene spontaneo fantasticare su quale bestiolina potrebbe rappresentare la nostra anima e sul fatto che forse, vedendo fisicamente le emozioni sarebbe tutto più facile!!..certo, pensare che a Nicole Kidman è toccato un babbuino, non fa ben sperare per noi comuni mortali!!..eppure l'algida australiana fa sempre la sua figura, non c'è dubbio..la fa talmente bene che è il suo animaletto che si ha voglia di strozzare per quanto è cattivo, non lei..in quanto a eleganza non è da meno neanche la "strega" Eva Green che riesce a portare con dignità persino un nome così assurdo come Serafina Pekkala!!(sarà per la scosciata audace!!)..Di sicuro è nobile la ragione per cui i nostri eroi combattono: quella della "conoscenza", del non restare all'oscuro, del sapere cosa c'è al di là, quali altri mondi ci circondano; insomma quel libero arbitrio che la terribile Istituzione del Magisterium di cui la Kidman fa parte, vuole negare al mondo intero impadronendosi dei bambini e soffocando già dall'infanzia la loro sete di sapere..non so voi, ma a me il parallelismo con la Chiesa è venuto praticamente in automatico!!..Nel complesso, uscendo dal cinema, quella che si ha, o almeno quella che ho avuto io, è sicuramente una sensazione di dejavù, di già visto, insieme a quella di volere fortemente un orso polare tutto per sè!!!!!!!..non ci resta che aspettare il secondo episodio di quella che dovrebbe essere una trilogia stile Lord of Rings per scoprire se la Polvere della Conoscenza ci illuminerà oppure no..e per scoprire anche se il neo 007 Craig si vedrà per più di 2 minuti!!!!!!


[Voto: 7.5]

Notorious, l'amante perduta


"Notorious, l'amante perduta"
(Notorious)
Regia: Alfred Hitchcock
Genere: Drama/Romance/Film-Noir/Thriller
Durata: 90 minuti ca
Cast: Ingrid Bergman, Cary Grant, Claude Rains
Usa, 1946

Breve Trama: Elena Huberman è figlia di un tedesco stabilito negli Stati Uniti e di un'americana. Suo padre viene condannato a 20 anni di reclusione per spionaggio a favore della Germania, e s'avvelena in carcere. La figlia, che ha sempre manifestato i suoi sentimenti di buona americana, viene arruolata nel servizio segreto americano di controspionaggio ed inviata a Rio de Janeiro, dove dovrà introdursi nei circoli degli agenti nazisti e raccogliere utili informazioni. Benché ami, riamata, l'agente americano Devlin, essa, per assolvere il suo compito, sposa Sebastian, un suo antico adoratore, precedentemente da lei respinto, che è il capo degli agenti nazisti.
In tal modo riesce a carpire un geloso segreto, che rivela ai suoi superiori per mezzo dell'agente, di cui è ancora follemente innamorata. Sebastian, quando si accorge di aver sposato una spia americana, benché l'ami appassionatamente, decide di sopprimerla.
Quando l'agente Devlin, preoccupato sul suo conto, viene a cercarla, la trova quasi moribonda per il veleno propinatole e a stento riesce a trarla dalla casa del marito.

Recensione: "Notorious" è la perfezione hitchcockiana, in ogni sua sfaccettatura. E' un film dalla trama pulita, lineare, dai risvolti chiari e dalle atmosfere studiate in ogni minimo dettaglio.

Truffaut ha definito quest'opera "la quintessenza di Hitchcock". La struttura è straordinariamente semplice ma efficace sotto ogni punto di vista. La trama è altrettanto lineare e facile da comprendere: due uomini, divisi da ideali completamente opposti, sono innamorati della stessa, affascinante donna. Questi ideali però, e i pericoli ad essi dovuti, porteranno a fare scelte estreme e dolorose.

Era il 1945, la bomba atomica non era ancora esplosa, ma Hitchcock, nelle sue ricerche per la creazione di questo film, già aveva intuito elementi politici e diplomatici di estrema importanza. L'uranio contenuto nelle bottiglie, in questa produzione, non è altro che il famoso McGuffin, un pretesto per dare una svolta alla vicenda, ma in qualche modo ci mostra la direzione della realtà americana di quel periodo. Spionaggio, nazismo, bomba atomica. Tutto è mostrato, anche se non è mai urlato nè sottolineato, e lo stesso regista ha la capacità raffinata di mostrare tematiche "scottanti" senza però farle diventare protagoniste dell'intreccio.

Che davvero scotta, ma ancora non è mai messa in evidenza, è la situazione amorosa/morbosa dei protagonisti. Devlin è perdutamente innamorato di Helena, ma a causa della sua attività di spia è costretto a gettarla nelle braccia (e nel letto) di Sebastian. Una situazione parecchio pesante, soprattutto se osservata nel periodo di riferimento. Ma Hitchcock ha un'accurata propensione a far intuire elementi "scandalosi" senza mostrarli direttamente; egli coinvolge lo spettatore facendogli capire ogni minimo dettaglio grazie ad un gioco sapiente di sguardi, di frasi, di situazioni.

Il cast di attori è superbo. Ingrid Bergman incanta per la sua espressività, per la sua bellezza e per la bravura con cui mette in risalto le emozioni. Con l'aiuto sapiente di luci e inquadrature, il suo viso e la sua mimica facciale risplendono e comunicano per tutta la durata del film. Incantevole, dotata di una femminilità cristallina e angelica, la Bergman in questo film dona tutta se stessa ed è impossibile toglierle gli occhi di dosso. Cary Grant è altrettanto perfetto nel suo ruolo di "uomo di ghiaccio", che però evidenzia, con ogni tratto del viso, la forte attrazione passionale che prova verso la giovane donna. Il loro intreccio è stupefacente, la chimica che si instaura tra i due attori è perfetta, e ogni gesto, ogni movimento è sciolto e reale, tangibile. Imperdibile "il bacio più lungo del cinema", che mette lo spettatore proprio al centro del loro rapporto amoroso. Per alcuni secondi la coppia rimane abbracciata davanti allo schermo; in realtà non è il bacio a durare tanto ma le loro effusioni amorose che, come già detto, coinvolgono direttamente il pubblico in sequenze visive ben congeniate. Da sottolineare anche l'estrema bravura di Claude Rains, l'antagonista. Un uomo che dopotutto è fragile e innamorato, ma che ha dei valori a cui non può sottrarsi. Grandiosa interpretazione anche nel suo caso.

La sceneggiatura è impeccabile come tutto il resto. Spesso Hitchcock ebbe problemi proprio con i testi dei suoi film, ma in questo caso ogni tassello combacia, ogni frase è legata indissolubilmente all'altra, ogni dialogo ha delle conseguenze sulla vicenda oppure risponde a domande fondamentali.

Impareggiabile l'uso della telecamera, e assolutamente imperdibile la scena della scalinata. Ingrid Bergman sta lì, in piedi, nel centro dell'atrio; la telecamera parte dall'alto e scende con leggiadria sulle teste dei presenti alla festa, fino a raggiungere la chiave, stretta nel pugno della donna. Memorabile, raffinata, imperaggiabile.

Insomma, un film che m'ha completamente stregato ed affascinato. La perfezione narrativa di Hitchcock in un film spoglio di ironia, colmo di sentimenti irrequieti e drammi vividi e presenti. Una produzione fluida, che affascina e mette un po' a disagio.

Grande, grandissimo Hitchcock.

[Voto: 10]



domenica 23 dicembre 2007

The Illusionist

"The Illusionist"
Regia: Neil Burger
Genere: Drammatico/Fantastico/Romantico
Cast: Edward Norton, Jessica Biel, Paul Giamatti, Rufus Sewell, Eddie
Marsan, Tom Fisher, Aaron Johnson, Erich Redman
USA, 2006

Trama: Siamo all'inizio del XX secolo, in Austria. Eisenheim è un adolescente innamorato (e ricambiato) della bella Contessina Sophie: la ragazza, però, è promessa sposa del Principe Leopoldo, erede al trono. I due sono costretti a separarsi ed Eisenheim scompare dalla circolazione. Quindici anni dopo, il ragazzo è cresciuto e strega Vienna con spettacoli nei quali mette in mostra le sue incredibili doti di illusionista: una sera incontra Sophie, e l'amore si riaccende, ma il Principe Leopoldo, aiutato dall'Ispettore Generale Uhl, capo della Polizia, fa di tutto per stroncare una volta per tutte la relazione…

Recensione: The Illusionist un pò appassiona, un pò commuove, un pò stupisce..è quell'un pò che un pò delude!..perchè se mi fossi tanto appassionata, tanto commossa e tanto stupita, non avrei subito intuito quello che sarebbe dovuto essere il colpo di scena finale..e sì che io in arguzia non è che sia un fenomeno!!..bravissimo Edward Norton che già mi aveva stregata in Fight Club e American History X (anche se sbirciando nella sua filmografia lo trovo anche in "Frida"..ma che parte faceva??), bellissima Jessica Biel che finalmente non vedo più in Seventh Heaven!!!!..non male, anzi forse il personaggio che più mi è piaciuto, Paul Giamatti nel ruolo dell'ispettore apparentemente arrivista e senza scrupoli, ma che con la sua risata sincera nel finale firma la scena più bella. C'è l'eroe buono, l'Illusionista innamorato che sembra avere poteri soprannaturali e invece sempre illusionista rimane, c'è il cattivo e c'è la principessa..tutto un pò scontato. L'ispettore Uhl invece impari a capirlo e ad apprezzarlo..molto più interessante!..ma del resto un film è un'illusione e per amarlo ti ci devi buttare dentro e farti consapevolmente "fregare". Perciò se vi balenerà in testa la soluzione di una trama non così complicata, non fate il mio stesso errore..tiratevi una botta in testa, procuratevi un'amnesia temporale, insomma fate finta di nulla..e godetevi la più classica delle storie d'amore..


[Voto: 6.5]

martedì 18 dicembre 2007

Premonition


"Premonition"
Regia: Mennan Yapo
Genere: Drammatico/Thriller
Durata: 92 minuti
Cast: Sandra Bullock, Julian McMahon, Amber Valletta, Marcus Lyle Brown, Jason Douglas, Nia Long, Kate Nelligan, Peter Stormare
USA, 2007


Trama
:
Per Linda, un giovedì qualsiasi segna l’inizio di un incubo senza fine.
La polizia bussa alla sua porta e le comunica la morte del marito in un incidente stradale, la mattina successiva si risveglia trovandolo vivo accanto a sé. Le giornate si susseguono senza più un ordine temporale, portando Linda sull’orlo della follia …


Recensione
: Sandra Bullock mi piace, m'è sempre piaciuta. Ha un viso espressivo, occhi dolci e luminosi ed è particolarmente brava nelle scene di dolore. Ahimè, non sempre è fortunata con le scelte cinematografiche. E' stata un po' etichettata in questo modo, è "un'attrice di talento ma che non sa scegliere sapientemente i copioni" , per questo si ritrova fare "Miss Detective" oppure "Piovuta dal cielo", film gradevoli per una serata leggera ma che mettono poco in risalto la sua bravura e, perchè no, la sua espressività.
Questo film è riuscito almeno in questo senso, tenendo conto che quasi tutte le scene sono incentrate sul volto di Sandra che tenta di capire cosa le riserva il futuro - passato - presente.
Lasciando per un attimo da parte l'attrice, il film comincia con tutti i buoni propositi possibili, e con un'idea di fondo ben studiata. Una donna, una famiglia apparentemente felice, e tutt'ad un tratto quell'equilibrio si spezza, si frantuma e si complica, bruciando ogni speranza e lasciando spazio a vuoti incolmabili. Questa "distruzione", però, è tutt'altro che sistematica: Linda, la protagonista, vede il suo mondo sgretolarsi tramite delle premonizioni, tramite visioni che si alternano alla realtà. Un gioco che funziona benissimo per almeno la prima ora di film. Colpi di scena, frenesia, punti di domanda uno dietro l'altro, confusione totale e smarrimento che vanno pari passo con l'angoscia del personaggio. Si rimane sospesi e coinvolti direttamente nel gioco di colori alternati e di luci che scandiscono l'inizio e la fine di questi giorni settimanali, che hanno perso la loro collocazione originale. La premessa, quindi, è davvero ottima. Il ritmo è incalzante, la sceneggiatura funziona, gli attori fanno un buon lavoro di sguardi e gesti.
Il film crolla totalmente quando si dovrebbero dare delle spiegazioni, quando le cose dovrebbero essere decifrate e gli enigmi portati ad una soluzione. Il problema è che il film ci prova ad essere convincente e a dirci in che modo è andata a finire, ma fallisce inesorabilmente. Gli attori sembrano spaesati in questa seconda parte, non sono affiatati e non creano emozione; il finale si affretta, diventa un riassunto del riassunto e non svela proprio nulla, anzi, per alcuni versi complica le cose, lasciando allo spettatore il compito di trovare una chiave adatta al puzzle.
I film così mi fanno un po' "tenerezza". Perchè ti appassioni, capisci che hanno posto un problema coinvolgendoti in esso, ma poi lo stesso regista o sceneggiatore non è in grado di farsi tramite di una soluzione personale, o meglio, forse la soluzione ce l'ha ma non riesce a tramutarla in immagine. Troppa carne al fuoco che brucia troppo velocemente, facendo così cadere il film e la passione che c'avevi messo.
Coinvolgimento prima, indifferenza dopo.
Fine di un film che non ti rimane dentro, se non per gli occhioni di Sandra che si perdono nel vuoto cercando, come per noi, povero pubblico, di capire che diavolo le è successo.


[Voto: 5]


sabato 8 dicembre 2007

[1408]


"1408"

Regia: Mikael Hafstrom
Genere: Thriller/Horror
Durata: 94
Cast: John Cusack, Samuel L. Jackson, Kate Walsh
USA , 2007

Trama
: Mike Enslin, un tempo brillante scrittore con alle spalle un ottimo romanzo d’esordio, non è mai riuscito a superare il trauma della morte della figlioletta e ha perso scrittura e moglie dopo il dramma.Ora accumula la stesura di innumerevoli volumetti fra il cinico e il sensazionalistico dove testimonia delle sue permanenze notturne in vari luoghi (cimiteri, camere d’albergo, case, castelli…) famosi per i fantasmi, poltergeist e fenomeni soprannaturali. La sua personale ricerca di un supposto aldilà gli ha riservato solo amarezze e delusioni.Fino alla stanza 1408 dell’hotel Dolphin a New York. Stimolato dalla reticenza della direzione e reso ancora più testardo dai molteplici tentativi di dissuasione da parte del direttore, Mike insiste per pernottare nella famigerata stanza (più di 50 morti naturali e non sono avvenute fra quelle mura) e la sua ostinazione lo porterà dritto dritto nell’esperienza più terrificante della sua intera esistenza…


Recensione:
Ancora un altro "horror", o forse è meglio dire ancora un altro thriller.
Un albergo. Come nel caso del film di Avati, niente di nuovo. Kubrick c'ha insegnato anni orsono che gli alberghi possono risultare davvero sgradevoli, con le loro molteplici sfaccettature, i loro giochi di chiavi e serrature e le innumerevoli vicende umane memorizzate da carta da parati e mobilia di ogni tipo.
La partenza è proprio questa, stessa strutturazione del problema, mobili intrisi di sangue, pareti che sussurrano angoscia, rubinetti che sgorgano rumori e atmosfere di sciagure e dolore.
John Cusack è il coraggioso quanto indifferente protagonista che si introduce nella famigerata stanza "1408" per completare un libro su spettri e affini nel contesto alberghiero. La sua parte è da subito molto convincente, un uomo ha perso la figlia, non crede più in niente e usa tutta la sua intelligenza alla ricerca di elementi soprannaturali che gli riaprano la fede nell'aldilà, la fede in qualcosa di paranormale, di più alto e ultraterreno.
La tensione pian piano sale, ci si sente subito coinvolti nell'angoscia crescente, ma da una parte si percepisce una sorta di "già visto". Il film diventa ben presto un assemblaggio sofisticato dai risvolti cupamente psicologici, deliranti, disturbanti. La paura però non giunge con la tensione, è chiaro ben presto che la camera respira con il protagonista, e quindi pensa esattamente come lui, parla di una dannazione personale e della perdita totale di valori, e in un certo senso diventa un catalizzatore potente e agghiacciante che può smettere di pulsare solo con una completa rinascita e riconquista mentale. Cusack è davvero convincente in ogni singolo frammento del film; la sceneggiatura a tratti barcolla, spinge irrimediabilmente la trama nel confino della mente e le immagini smettono di spaventare, sempre tenendo presente che forse non ci sono mai riuscite realmente.
Gli effetti visivi funzionano, le atmosfere pure. Calde, poi fredde, poi distruttrici, poi rarefatte. Angoscianti, sicuramente.
M'aspettavo un po' più di paura, qualche balzo sulla sedia, qualche inquadratura meno perfetta e più scostante, una trama che fosse più nuova e meno irrigidita dagli ultimi canoni statunitensi del "fare film horror". Lo so, dietro c'è il libro di King, che non ho avuto il piacere di leggere, e forse questa produzione cinematografica è soltanto lo specchio visivo di concetti espressi su carta. Ad ogni modo, sono rimasto indifferente, alla fine del film. Non mi sono emozionato, non ho avuto paura, non ho ricavato nulla di nuovo rispetto a film già visti che utilizzano stili e atmosfere simili. Un bel film, ben fatto, assolutamente. Forse troppo.


[Voto: 6.5]